
Se la ricerca, sviluppata in precedenza su cavie animali, oggi vale anche nell’uomo, lo si deve alla Repubblica di San Marino.
Nel piccolo Stato, infatti, è stato coordinato questo studio che vede la firma dell’Iss (l’Istituto per la sicurezza sociale), dell’Università degli Studi di San Marino e dell’Unità operativa di Neurologia dell’ospedale di Stato, oltre che degli atenei inglesi di Exeter, Bath, Bristol e Reading (dove lavora un sammarinese che ha contribuito allo studio, Francesco Tamagnini).
“Volevamo individuare un metodo non invasivo per fare diagnosi precoce e siamo riusciti a trovare nella fase Mild cognitive impairment-Mci (il decadimento cognitivo lieve, ndr) di ‘pre-Alzheimer’ alcune alterazioni elettroencefalografiche. Si tratta di ‘onde anomale’, correlate di solito a una alterazione del lobo temporale e delle difficoltà del linguaggio”, ha spiegato Susanna Guttmann, prima ricercatrice dello studio.
La ricerca sarà presentata al Convegno mondiale sull’Alzheimer organizzato a Londra dall’Alzheimer’s Society, il 21 e 22 maggio. “Questa ricerca dimostra ancora una volta quanto anche le realtà piccole come San Marino possano fornire il loro concreto apporto al progresso della ricerca medica e scientifica”, commenta Andrea Gualtieri, direttore generale dell’Iss.
